Marxismo

Christian Rakovskij

Christian Georgievič Rakovskij (“Rako”), figlio di una famiglia benestante, nasce a Kotel, in Bulgaria, il 13 agosto 1873. Sin da giovane iniziò a girare l’Europa vista la considerevole rendita lasciatagli dal padre. Ben presto divenne medico laureandosi alla Sorbona di Parigi.

Rakovskij sviluppò sin da subito convinzioni marxiste internazionaliste e divenne tra i protagonisti del movimento rivoluzionario bulgaro. La sue buone finanze permisero, da grande rivoluzionario qual era, di finanziarie giornali come l’Iskra e la Pravda.

Legò ben presto con alcune figure di spicco del movimento rivoluzionario come Parvus, conosciuto in Svizzera, di cui divenne amico. Fu assieme a lui un sostenitore dei bolscevichi. Nel 1900, dopo essere stato espulso da San Pietroburgo, Rakovskij si prodigò a reperire documenti falsi per i vari redattori dell’Iskra, come Zasulic: «Mi occupai di trovarle un passaporto romeno a nome di Kirova, che le permise di entrare  in Russia dove l’avrei raggiunta qualche mese dopo».

Intanto la popolarità di Rakovskij aumentava, era noto alle autorità di mezza Europa, collaborava con la rivista socialdemocratica Viitorul Social e scrisse un paio di libri: «Nel 1909 tornai clandestino in Romania,fui arrestato ma non sottoposto a processo per aver violato la legge. Fui soltanto esiliato, scoppiò allora un grande putiferio, poiché mi rifiutavo di partire, dovettero spingermi a forza sul vagone…».

Nel 1911 tornò nuovamente in Romania, da dove venne espulso ancora una volta. Il Primo ministro Petre Carp non ne poteva più di errori burocratici e di Rakovskij, quindi si assicurò personalmente che tornasse in Bulgaria.

Trotsky, durante le due guerre balcaniche del 1912 e 1913, si spostò da Vienna sul fronte di guerra come corrispondente per il giornale liberale russo “Kievskaja Mysl”, sul quale scrisse delle atrocità dei bulgari contro i prigionieri turchi. Qui fece la conoscenza della sinistra balcanica tra cui anche Rakovskij  che ben presto si legò alla causa bolscevica e a Trotsky in particolare con un’amicizia personale. “Naše slovo”[1] , il giornale che Trotsky utilizzava in Francia per far uscire i propri articoli durante la fase del conflitto balcanico, era sostenuto economicamente da Rakovskij.

Successivamente, durante lo scoppio della Prima Guerra mondiale fu uno dei protagonisti alla conferenza di Zimmerwald per il proletariato contro la guerra imperialista. Arrestato in Romania nel 1916, Rakovskij fu liberato dalle forze russe solo nel maggio 1917.

Successivamente, sempre nel corso del 1923, con l’affermazione di Stalin nel Partito, Vlas Čubar (fedele di Stalin) sostituì Rakovskij alla guida del governo ucraino di cui era stato la figura di maggior rilievo. Con Stalin al potere inizia la parabola discendente di Rakovskij, come  per tutti i trotskisti. Dopo la XIII Conferenza di Partito del gennaio 1924, la troika condanna la cosiddetta “deviazione antileninista” espressa dalle file del movimento trotskista. I principali dirigenti dell’opposizione guidata da Trotsky furono accompagnati all’estero come diplomatici. A Rakovskij  toccò la Gran Bretagna, poi nel 1925 fu ambasciatore di Francia.

La lotta contro Stalin è alle porte e Rakovskij va allo scontro, fu tra i primi firmatari della “Dichiarazione dei 46” nel 1926 e poi di quella dei 75 nel 1927 1:

«…Pur condividendo con voi l’assenza di spirito d’attività delle masse del partito, non trovo in questo fenomeno niente di cui stupirmi. È il risultato di tutti i cambiamenti che si sono prodotti all’interno del partito e nel proletariato stesso. Bisogna rieducare la massa operaia e la massa del partito nell’ambito del partito e dei sindacati. Questo processo è difficile e lungo di per sé, ma è inevitabile, è già cominciato. La lotta all’opposizione, l’esclusione di centinaia e centinaia di compagni, le prigioni, le deportazioni, anche se non hanno ancora fatto molto per l’educazione comunista nel nostro partito hanno, in ogni caso, agito in maniera più efficace che tutto l’insieme dell’apparato. In fondo non si può neanche paragonare questi due fattori: l’apparato spendeva il capitale del partito lasciato da Lenin non soltanto in maniera inutile, ma in maniera nociva. Demoliva, mentre l’Opposizione costruiva…» (Lettera a Valentinov 1928).

In seguito alla “Dichiarazione dei 75” di fronte alla possibilità dell’espulsione dal Partito, Rakovskij scrisse sempre nell’autunno del 1927 una lettera al comitato centrale, facendo autocritica e retromarcia. Era più che comprensibile la capitolazione, parziale, di Rakovskij, molti rivoluzionari dovevano sottostare ad ogni tipo di violenza fisica e psicologica, compresa la morte dei propri cari.

Fu processato per attività controrivoluzionaria nel terzo Processo di Mosca del 1938, insieme a Bucharin, dichiarato colpevole ed inviato alla prigione di Sol-Iletsk, situata negli Urali, a sud di Orenburg, e nell’agosto 1939 fu poi trasferito alla prigione di Orël. Purtroppo della sua prigionia non si hanno informazioni dettagliate, tuttavia alcuni aspetti fanno chiarezza sul tipo di prigionia che dovette affrontare Rakovskij.

Tutti gli effetti personali, comprese protesi dentarie, mutande, una spazzola per capelli, furono portati via da Rakovskij. Poco prima del suo trasferimento a Orël nella prigione di Sol-Iletsk, fu esaminato da un medico che affermò che, a quanto pare, la maggior parte dei medici carcerari mancavano di alfabetizzazione[2] : «restringimento plastico del canale urinario, arteriosclerosi (sic!) e decrepitezza senile». Tuttavia, nel certificato di visita medica non c’è più né sclerosi né decrepitezza, ma si parla di reumatismi cronici, che Rakovskij non soffrì, almeno fino al suo arresto.

Rakovskij ricevette in carcere da sua moglie Alexandrina Georgievna una cifra regolare , 50 rubli, e in più gli fu concesso (cosa rara) di scrivere piccole lettere nell’angolo corrispondente del modulo di trasferimento alla moglie. Non è certo che questi soldi e lettere siano arrivati al prigioniero. La stessa Alexandrina scrisse il 26 marzo 1940: «Mio caro Christian! Ti mando 50 rubli per il mese di aprile […] spero che riceverai denaro e una lettera per marzo». Dalla prigione di Orël, Rakovskij fece ripetutamente appello ai più alti gerarchi sovietici con richieste di riesame del caso. Inizialmente, queste dichiarazioni furono inoltrate ai destinatari, direttamente ai loro uffici. Appelli a Kalinin, Beria e persino a Stalin, come testimoniano le note corrispondenti nella cartella personale del prigioniero. Di regola, non sono state ricevute risposte. Solo una volta il capo della prigione di Orël ricevette una risposta formale dall’ufficio del procuratore dell’URSS che rifiutava di appellarsi contro una possibile grazia e rilascio anticipato.

Nel gennaio 1941, Rakovskij si rivolse a Beria con un’altra dichiarazione. Chiese il rilascio, o almeno il trasferimento in un campo (Rakovskij, a quanto pare, non sospettava nemmeno delle condizioni di permanenza nei campi di concentramento sovietici!). La dichiarazione diceva che l’isolamento, la mancanza di aria, luce e un’alimentazione insoddisfacente avevano completamente distrutto il suo corpo malato e che le cose stavano andando verso un esito fatale. Questa dichiarazione è stata restituita alla prigione con la richiesta di non accettare più tali lettere da Rakovskij.

Nel marzo 1941 Rakovskij fece nuovamente domanda alle autorità superiori con una richiesta di mitigare il suo destino: «Adesso sono già un vecchio decrepito, sono sopraffatto dalla mancanza di respiro, ho le vertigini e svenimenti. Sono diventato disabile». Questa dichiarazione non venne nemmeno inviata a destinazione ed è rimasta conservata nella cartella del carcere. Inoltre, dall’amministrazione penitenziaria dell’NKVD dell’URSS, giunse una risposta ad un’altra richiesta di Rakovskij, che gli fu perfino negata durante il trasferimento ai pasti in ospedale.  Allo stesso modo, numerose sue richieste per la restituzione degli effetti personali confiscati, rimasero vane.

La fine di “Rako” è la triste fine dei rivoluzionari sovietici. L’11 settembre, lui ed altri 156 prigionieri, tra cui la Socialista Rivoluzionaria Marija Spiridonova e Olga Kameneva, sorella di Trotsky e prima moglie di Kamenev, furono guidati nei i boschi detti “Medvedevskij les” e fucilati.

Note
  1. Documenti dell’opposizione ↩︎

Bibliografia essenziale

Per la parte della prigionia abbiamo consultato e tradotto parte del  testo:

http://www.e-reading-lib.com/bookreader.php/1035936/zhiznennyy-put-hristiana-rakovskogo-evropeizm-i-bolshevizm.html#n_48

Altri testi consultati:

I pericoli professionali del potere, C. Rakovskij. Prospettiva edizioni

Chaiers Leon Trotsky n. 18, P. Broue

https://spartacus-educational.com/rusrakovsky.htm

https://www.marxists.org/archive/rakovskij/biog/biog2.htm

https://it.wikipedia.org/wiki/christian_georgievi%c4%8d_rakovskij#:~:text=2%20nomi-,biografia,importante%20famiglia%20della%20dobrugia%20settentrionale.&text=fu%20all’inizio%20del%20’900,balcanica%20prima%20del%20conflitto%20mondiale

The science and passion of communism. Selected writings of Amadeo Bordiga (1912-1965), Amadeo Bordiga.

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