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Un bilancio sul governo Meloni

Questo governo a guida post fascista a differenza di precedenti “governi”, necessita di un qualche grado di consenso nella popolazione. Lo scopo? Far deglutire la propria origine. Quindi cerca d’ innescare una sorta di processo seduttivo e propagandistico immerso nel concetto di “società nuova”, di un futuro glorioso che invertirà le difficoltà dell’oggi dopo i fallimenti della Sinistra in Italia (in Italia la sinistra dopo il 1926 non esiste più). Dunque, dalle accise sulla benzina, alla “sicurezza”, alla ricchezza ecc. la voce della propaganda Meloni ha alzato le barricate. Tutto miele di propaganda che va a scontrarsi con la dura realtà. Vediamo:

1) Le condizioni economiche. La Meloni ha sostenuto che “il reddito reale delle famiglie italiane è cresciuto del 3,4 per cento, segnando l’aumento più forte tra tutte le economie del G7”. La realtà è molto diversa da quella che questo governo vuole farci credere: lo stato di povertà familiare in Italia è pari al 10,6%, simile rispetto al 2022; si contano oltre 3 milioni di famiglie in povertà assoluta, in più è in crescita l’incidenza della povertà relativa individuale, che arriva al 14,5%, dal 14,0% del 2022, coinvolgendo quasi 8,5 milioni di individui (Istat e non lo Smonly).

2) La riforma dell’Autonomia Differenziata, per Salvini sarebbe “un’opportunità anche per l’istruzione, specialmente per le regioni del Sud”. In realtà questa controriforma si poggia sul processo di destrutturazione costituzionale avanzato dal centro-sinistra nei primi anni 2000 e rappresenta un record mondiale di pessima politica, avulso da qualsiasi etica, moralità e correttezza, figlio di una classe politica prona ai potentati del Nord. L’autonomia differenziata unisce la difesa di interessi circoscritti e annulla ogni elemento di pianificazione nazionale dando alle borghesie del Nord la possibilità di gestire il gettito fiscale sul proprio territorio e di usarlo contro i soggetti deboli presenti su queste realtà. Alla borghesia meridionale viene lasciata la possibilità di gestire le risorse in maniera complementare agli interessi prevalenti nel campo di classe esistente a livello nazionale. Risultato: la prossima generazione sarà più povera, senza assistenza e istruzione ovunque, e in più il sud Italia diverrà una sorta di paese dell’Est post-muro dove i grandi capitali sfrutteranno le risorse e la popolazione sempre più affamata.

3) Per il governo vi saranno, con l’ultima finanziaria, stipendi più alti tramite il bonus Meloni. Anche qui la narrazione va a cozzare con la realtà. In Italia 5,7milioni di dipendenti guadagnano in media meno di 11mila euro lordi annui, ma la fascia del lavoro a bassa retribuzione è ancora più ampia: vanno infatti aggiunti gli oltre 2milioni di dipendenti con salari medi inferiori ai 17 mila euro annui (dato Inps e non il Soviet di Mosca). Questo quadro è semplicemente allarmante.

4) I migranti. Per il premier italiano “c’è un’incidenza maggiore, purtroppo, nei casi di violenza sessuale da parte di persone immigrate, soprattutto illegalmente”. Ora, da un governo che vede in casa del presidente del Senato un busto di Mussolini non ci si può aspettare altro. Invece di dare sfogo a propaganda ed ideologia troglodita dovrebbe fermarsi un momento e chiedersi: “Dove stiamo andando?”. Solitamente, le riflessioni portano a capire le origini dei problemi che sono, come in questo caso, socio-culturali e non etnici, a meno che non si voglia rispolverare la frenologia. Nel rapporto diffuso dall’Istat, le violenze sessuali denunciate nel 2022 (ultimo anno per cui sono disponibili i dati), un numero in crescita rispetto ai 5.072 autori noti del 2021. Dal 2015 in poi – fatta eccezione per il 2020 – c’è stato un aumento in valore assoluto sia delle violenze sessuali denunciate in cui l’autore noto era italiano sia delle violenze sessuale denunciate in cui l’autore noto era straniero. Dunque non vi è nessuna relazione tra latitudine di origine e crimine.

5) Sulla questione di genere la situazione sembra aprirsi, con questo governo, ad una nuova era, quella del Medioevo. Viviamo in un Occidente dove esistono strutture religiose che seppelliscono i feti, dove nei media (il caso Signori di un paio di anni fa fu emblematico) viene rammento alle donne a mo’ di mantra che l’aborto è un “omicidio”, dove abortire è sempre più difficile (obiettori ogni dove). Campagne martellanti su anticoncezionali ecc. Tetro oscurantismo. Ancora discriminazione sulla retribuzione di genere in Italia: secondo i dati 2023 dell’Osservatorio INPS, la retribuzione media annua complessiva dei lavoratori dipendenti del settore privato è di 22.839 euro; per il genere maschile è di 26.227 euro contro i 18.305 euro del genere femminile. Per non parlare delle comunità lgbtqa+, sottoposte in ogni momento a veri e propri progrom, anche mediatici.

Perché non prendere un minuto, questa strada non è giusta non solo per il presente ma soprattutto per le generazioni a venire? Stiamo vivendo in un mondo reazionario dove la carenza di una solida identità rappresenta il più grande viatico al fanatismo. Persone affascinante dall’”uomo forte” senza idee, persone insicure e incerte sono quasi endemicamente attratte da una fede assoluta che fornisca una esaustiva e coerente concezione del mondo. I sostenitori di questo governo (esclusi gli industriali) si sentono parte integrante di un’elite, in realtà fanno parte di una semplice manovalanza che ha il solo scopo di non produrre spirito critico, incapaci di distinguere il bene dal male, o meglio l’oppresso dall’oppressore. Possiamo fare meglio di così, fermandoci a riflettere e capire che la ridistribuzione della ricchezza è il primo passo per una società migliore.

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