Marxismo

Pablo e il pablismo: la parabola dell’adattamento

«… Il futuro della società degli uomini è funzione del loro libero arbitrio che, spinto da una più profonda consapevolezza delle condizioni che lo determinano in ultima analisi, trova la forza per mobilitare gli uomini a trasformare la società, secondo un progetto consapevole. Siamo ancora lontani da una società di uomini consapevoli, e soprattutto determinati ad agire di conseguenza.»

Michel Raptis, Socialisme et autogestion (contribution à une esquisse des fondements de la démocratie directe), 1977

Raramente nel movimento operaio, in particolar modo nella sua parte sana, quella del movimento trotskysta, si sono affacciate alla storia personalità così complesse e contraddittorie come quella di Pablo. Michel Raptis (Pablo) era in possesso di grandi capacità politiche, personali e sociali che gli consentirono di attirare a sé ed influenzare la vita politica di molti sinceri comunisti. Aveva la capacità di comunicare in modo efficace con i compagni e di creare dei forti e duraturi legami politici. Nessuno come Pablo ha avuto nella sua vita politica così tanto consenso quanto dissenso, nessuno come lui si è fatto promotore di tante unificazioni e al tempo stesso di tante scissioni all’interno del movimento trotskysta.

Michel Pablo, pseudonimo di Michel Raptis, nasce ad Alessandria d’Egitto il 24 agosto 1911. Figlio di Nikolaos Raptisun, ingegnere civile greco, trascorre la sua infanzia in Egitto sino a sette anni ove frequenta la scuola greca; successivamente segue la sua famiglia in Grecia prima a Creta e poi ad Atene. Nella capitale ellenica Pablo si appassiona alla politica e agli studi universitari (ingegneria). Si laurea e sposa Elli Diovouniotis, la sua compagna di una vita.

Nel 1928 Pablo entra a far parte del movimento degli Archeio-Marxisti un’organizzazione del variegato arcipelago della sinistra comunista greca, in quel periodo gli Archeio marxisti erano guidati da Yorghos Vitsoris che nel 1932 portò l’organizzazione a fondersi con l’Opposizione Trotskysta creando così il Gruppo Comunista Unitario (KEO). Il promettente Raptis attraverso una serie di riflessioni e azioni politiche tutt’altro che scontate portò la corrente di Aghis Stinas (dirigente del Partito Comunista Greco KKE), il LAKKE, e la formazione Spartacus di Pantelis Poulioupolos (figura di spicco del trotskysmo greco) a fondersi con il KEO dando vita così nel 1934 all’Organizzazione Comunista Internazionale della Grecia (OKDE) sezione ufficiale dell’opposizione internazionale di sinistra.

Nell’agosto del 1936 un terribile evento scuote la Grecia, Metaxas prende il potere e ne diviene il dittatore. Ben presto il nuovo despota plasma il proprio regime a copia ellenica del regime fascista di Mussolini. La dittatura di Metaxas assimila, naturalmente, anche i brutali metodi squadristi di Mussolini con annesse violenze e carcerazioni per gli oppositori e Pablo assieme alla moglie è tra questi. Nel 1936, il dirigente greco viene fermato dalle forze fasciste di Metaxas e picchiato a sangue per giorni. Successivamente viene fatto deportare sull’isola di Folegandros. Solo dopo circa un anno di detenzione nel 1937, grazie anche all’aiuto del mondo universitario dell’École Polytechnique che lanciò una e vera campagna per la sua liberazione, viene rilasciato dal carcere e costretto all’esilio (durato alcuni decenni).

Nel settembre 1938 Pablo con un altro compagno greco dell’OKDE, G. Vitsoris è tra i delegati della conferenza di fondazione della Quarta Internazionale svoltasi a Périgny nei pressi di Parigi.
Pablo è ancora in Francia durante lo scoppio della seconda guerra mondiale e si adopera con grande energia per il movimento trotskysta, un movimento sempre più perseguitato dallo stalinismo. Pablo, in questo periodo storico a cavallo tra gli anni trenta e quaranta, ha il grande merito di riunificare e consolidare la direzione della Quarta. Nei primi anni quaranta dopo la morte di Trotsky (per mano di una spia stalinista) è la personalità europea più importante del trotskysmo, la sua influenza tra le file della Quarta si basa su due aspetti strettamente connessi tra loro: 1) l’indiscutibile carisma, 2) il sostegno dell’SWP statunitense, allora la sezione più ricca e numerosa della QI.

Pablo alla fine della seconda guerra mondiale è presente sia alla prima conferenza internazionale della QI che al secondo congresso mondiale nel 1948. Proprio dal secondo congresso avviene la sua definitiva ascesa ai vertici della Quarta Internazionale e diviene, nei fatti, il principale dirigente, un ruolo che terrà sino al 1960.

La Quarta alla fine degli anni quaranta con alla guida Pablo sostiene con forza, in modo del tutto erroneo, Tito e sopravvaluta l’importanza della rottura tra Tito e Stalin. Il leader della Quarta vede in Tito e nella Jugoslavia un esempio positivo per il movimento operaio internazionale. Pablo elabora in progressione anche un’altra analisi ardita e catastrofista, quella dell’imminente terza guerra mondiale che sarebbe scaturita dal conflitto coreano (1950/53). Presuppone che la morte di Stalin (1953) possa fare evolvere la burocrazia sovietica verso il socialismo, insomma la burocrazia agli occhi di Pablo ha ormai un ruolo progressista. La direzione della Quarta, sempre sotto l’influenza di Pablo, carica anche di un significato che potremmo definire “socialisteggiante” la nuova ascesa delle rivoluzioni anticoloniali.

In sintesi, Pablo, dalla fine degli anni quaranta sino ai primi anni, fa una vera e propria revisione teorica del trotskismo, priva il movimento politico della necessità del partito (entrismo sui generis, di cui parleremo più avanti), rimuovendo così nei fatti il leninismo. Pablo rende obsoleto e supera lo schema dell’Ottobre russo, il “Che Fare?” leninista è solo una vecchia lettura. Queste politiche e i suoi relativi fallimenti portarono ad un colpo di coda e ad una reazione del movimento trotskysta. Alcune sezioni e dirigenti del trotskysmo non tolleravano più la politica di Pablo e i suoi metodi burocratici (ad esempio l’espulsione della componente maggioritaria dell’allora sezione francese della QI) e decisero di aprire la discussione.

Le forze più sane del movimento trotskysta affrontarono la battaglia contro il “revisionismo pablista”. La maggioranza dei trotskisti francesi lo fecero sotto la direzione di Lambert e Bleibtreu, gli inglesi sotto quella di Healy. Anche l’Swp statunitense di Cannon e una fetta consistente dei trotskisti latino-americani influenzati da Nahuel Moreno, ruppero con la Quarta “pablizzata” e fondarono una nuova Internazionale CI.

IL CI non fu all’altezza delle aspettative, l’SWP di Cannon era completamente avvitato nel federalismo organizzativo, i lambertisti francesi erano avulsi ai metodi democratici e scivolarono verso la socialdemocrazia, mentre gli inglesi di Healy strizzarono gli occhi a dittatori, nord africani prima e arabi poi. Unica reale alternativa nel corso della storia del trotskysmo ortodosso sul terreno internazionale, ovviamente con tutti i suoi limiti (entrismo nel peronismo) fu Moreno che nel corso della sua esistenza politica costruì, cosa di non poco conto, un’internazionale consistente, (LIT) organizzata e gestita in modo centralista democratico.

Dopo la scissione del 1953, Pablo rimase ancora per quasi un decennio il capo teorico e politico della Quarta Internazionale supportato dai vari Mandel, Frank e Maitan.
Pablo, nonostante la rottura della Quarta, continuò il suo lavoro politico internazionale dando un supporto politico e teorico al movimento, scrivendo testi sulla storia della QI, la questione femminile e le rivoluzioni arabe.

Nella seconda metà degli anni Cinquanta e all’inizio degli anni Sessanta, Pablo era convinto che il movimento rivoluzionario avrebbe dovuto avere un ruolo da protagonista nei paesi allora definiti del “Terzo Mondo”, insomma la Quarta doveva concentrarsi sulle rivoluzioni anticoloniali e nelle lotte di liberazione nazionale antimperialiste in corso in Africa, Asia (Algeria e Vietnam) e Cuba. L’impegno di Pablo non era solamente teorico, ma aveva anche un riflesso pratico (uno dei suoi punti di forza). Fu determinante nella creazione e nell’organizzazione (contrabbando) a supporto dell’FLN, in particolare con laboratori addetti alla stampa e alla falsificazione di denaro e documenti. Furono cerate reti di collegamenti in Sicilia, Germania e Svezia a sostegno del FLN, questo gli valse nel 1960 l’arresto. Il suo avvocato, nota curiosa, fu Jacques Verges, che in seguito fu anche il difensore di Bruno Breguet e Magdelena Kopp [1]. Fu condannato ad un anno e mezzo di carcere insieme a Sal Santen [2] uno dei responsabili organizzativi della Quarta Internazionale. Scarcerato nel 1961, Pablo, continuò a svolgere la sua politica e si recò in Marocco ove sostenne la rivoluzione algerina. Dopo la vittoria del FNL algerino (Fronte di liberazione nazionale), dal 1962 al 1965 divenne consigliere politico e amico personale di Ben Bella, il capo del governo Algerino.

All’interno della QI, tuttavia, cresceva il malcontento verso Pablo. Il suo potere e la sua influenza iniziarono a scemare dalla fine degli anni ’50 in concomitanza del suo arresto nei Paesi Bassi.
Mandel, Maitan e Frank dopo aver sostenuto in modo incondizionato per più di un decennio il revisionismo pablista, decisero di allontanare Pablo dalla guida della Quarta Internazionale, un allontanamento che si rivelò più dalla persona che dalla sua politica.

La maggioranza dei quadri della QI non condivideva più alcune posizioni di Pablo, come ad esempio la sua analisi della rottura tra Cina e Urss 1960/62 e la sua gestione “ademocratica” dell’Internazionale, perciò decise di andare allo scontro politico.
«Pablo cominciava a tempestarci di lettere, tra l’altro con recriminazioni per le carenze di cui ci saremmo resi responsabili durante la sua detenzione e nel suo processo…», cosi riporta Maitan (Per una storia della Quarta Internazionale).

Pablo per i dirigenti della Quarta era colpevole di opporsi, diremmo in modo frontale, al tentativo di riunificazione dei trotskysti dopo la diaspora del ‘53, una riunificazione caldeggiata da Mandel, Joseph Hansen e da altre figure di spicco dell’SWP americano. Pablo criticava le posizioni degli “scissionisti” ma più di tutto temeva il suo ridimensionamento politico nel coso di una ricomposizione politica. Quando avvenne la riunificazione nel 1963, Pablo era già stato rimosso dalla guida della Quarta Internazionale che nel frattempo assunse un nuovo nome SUQI (Segretariato Unificato Quarta Internazionale).

Pablo diede vita ad una sua corrente internazionale, Tendenza Marxista Rivoluzionaria (TMR) con un particolar radicamento in Australia, Francia, Grecia ed Inghilterra ove pubblicavano la rivista “Socialist Alternatives” [3].
Pablo, nella sua lunga vita politica, ebbe un buon rapporto con Fidel Castro, Guevara, Ben Bella, Allende, e persino con M. Bleibtreu, suo principale oppositore ai tempi della scissione degli anni 50 della Quarta Internazionale.

Nel 1968 tornò finalmente in Grecia, insieme ad Andreas Papandreou e diede un discreto impulso alla fondazione del PASOK allontanandosene nel 1980. Nella prima metà degli anni novanta fu riammesso nella Quarta Internazionale (SUQI): «Alla fine sentiva il richiamo della foresta: come mi avrebbe detto un giorno voleva morire nella Quarta Internazionale. Così iniziammo le consultazioni per il suo rientro…» [4] e quando morì nel 1996 gli furono concessi i funerali di stato in Grecia.

L’ascesa del pablismo

Nell’immediato dopoguerra il movimento trotskista era stato duramente colpito e decapitato dei suoi principali dirigenti per mano degli stalinisti. A questo drammatico evento si sommò un fatto inedito: la rivoluzione Jugoslava.

I trotskisti – a ragione – mantennero dopo la morte di Trotsky l’impianto di analisi critico verso la burocrazia sovietica, ma sbagliarono analizzando in modo approssimativo e ottimistico il processo rivoluzionario che si stava affacciando nei Balcani. A differenza dei paesi dell’Europa orientale, nei quali le trasformazioni politiche, sociali ed economiche dopo la Seconda Guerra mondiale, erano avvenute dall’alto tramite l’imposizione della burocrazia stalinista, nella Jugoslavia si stava avviando una vera rivoluzione politica promossa e guidata dal PCJ. Insomma il potere era stato preso da un partito comunista in contrasto con Stalin e questo evento esigeva una chiarificazione politica per la Quarta Internazionale.

Pablo nel 1951, definì la Jugoslavia uno Stato operaio sano, e gli uomini di Tito “compagni” e/o “centristi di sinistra”, quindi la Jugoslavia era divenuto uno «Stato operaio», sostanzialmente avulso dalla burocrazia. Nel ’49 Pablo, in un testo intitolato “Sulla natura di classe in Jugoslavia”, scrisse: «Nel periodo storico della transizione dal capitalismo al socialismo saremo testimoni non di Stati operai normali, bensì di Stati operai più o meno degenerati, vale a dire di Stati con forti deformazioni burocratiche che potranno raggiungere il livello totale di una espropriazione politica del proletariato». Raptis sosteneva l’evoluzione inevitabile dell’apparato stalinista in modo del tutto meccanicistico. Pablo pensava che sino a che il capitalismo non fosse stato superato in tutto il mondo non era possibile fare a meno dello stalinismo. Lo stalinismo dunque sotto la pressione degli eventi avrebbe avuto un ruolo progressista, rivoluzionario. Quindi che senso avrebbe avuto costruire un’organizzazione indipendente (la Quarta Internazionale) se i vari partiti comunisti avessero svolto più o meno inconsciamente un compito rivoluzionario?

L’analisi errata sulla possibile rigenerazione dello stalinismo coadiuvata dalla spinta dei movimenti di massa e dell’ormai imminente terza guerra mondiale portò il movimento trotskysta, per usare un eufemismo, su dei binari sbagliati.
Iniziò così il periodo dell’ ”entrismo sui generis” che accompagnò alla quasi completa dissoluzione il movimento trotskysta. Il partito trotskysta non era più fondamentale e i militanti trotskysti dovevano essere sepolti nei partiti e negli apparati stalinisti da cui si attendeva il prossimo e certo risorgimento. Il programma rivoluzionario era così congelato, tematiche come il fronte unico, il programma di transizione e la possibilità di sviluppare e dirigere lotte erano ormai un lontano ricordo per i militanti rivoluzionari.

Questa politica portò ad un vero proprio cedimento e adattamento teorico del movimento trotskysta a figure come Tito, Mao TseTung, Castro, Ingrao, Ben Bella, Bertinotti, Lula ecc. Lo schema pablista era sempre lo stesso, ovvero quello del superamento politico e pratico del partito. Se in Jugoslavia era stata possibile una rivoluzione sana sotto l’impulso del PCJ ormai rigenerato dagli eventi oggettivi, così era possibile che le mobilitazioni anticolonialiste guidate dalle direzioni piccolo borghesi potessero evolvere verso il socialismo. Il risultato fu disastroso con la liquefazione del movimento trotskysta che ancora oggi paghiamo.

Genesi del pablismo

Come è stata possibile questa politica, come è stato possibile che alcuni dirigenti di assoluta caratura siano stati travolti dalla linea della dissoluzione, dalla teoria dell’entrismo sui generis?
In parte abbiamo già risposto, l’uccisione dei migliori dirigenti del movimento trotskysta ha indubbiamente inciso nel processo di analisi e valutazione degli eventi politici, ma qui si va oltre. Il pablismo non è solo un adattamento politico ma anche, per alcuni aspetti, un adattamento psicologico agli eventi, un opportunismo dell’animo, una debolezza caratteriale prima anocora che politica, una risposta sbagliata alle pressioni esterne. Nessuna lettura politica è sempre e solamente politica ma ci sono fattori che incidono e che catalizzano le scelte politiche.

In psicologia, per essere chiari, le strategie di adattamento vengono definite con la parola inglese di “coping”, con il coping si indicano una serie di «meccanismi psicologici adattativi messi in atto da un individuo per fronteggiare problemi emotivi ed interpersonali, allo scopo di gestire, ridurre o tollerare lo stress ed il conflitto» [5].

I meccanismi psicologici di coping sono dunque comunemente chiamati strategie di adattamento. È possibile quindi, tornando a noi, che l’adattamento di Pablo, Maitan e Mandel sia stato anche il frutto di pressioni oggettive, quali la vittoria dello stalinismo nella Seconda Guerra mondiale? Possono aver inciso la paura e la difficoltà di opporsi allo stalinismo (non era cosa facile in quegli anni, e molti furono i trotskysti che pagarono con la vita il loro dissenso a Stalin)? Quanto hanno pesato le problematiche legate alla costruzione del partito (non era né semplice e né facile costruire partiti indipendenti con la concorrenza stalinista al suo apice)? Insomma nel pablismo e nel suo processo degenerativo possono aver anche inciso altri fattori oltre a quello politico? La risposta è sì, perché il pablismo è in sostanza un adattamento alle pressioni esterne, l’esigenza di uscire dal minoritarismo “trotskysta” usando la scorciatoia opportunista.

Una lettura anche psicologia, caratteriale può aiutare, senza fare sconti e giustificare nessuno, a capire come sia stato possibile disperdere, in quegli anni, il grande patrimonio politico lasciato da Lev Trotsky.

Quali sono le responsabilità del pablismo?

Le responsabilità del pablismo furono quello che potremmo definire una serie di capitolazioni politiche, capitolazioni che portarono il movimento trotskysta di volta in volta tra le braccia di Mao, Nasser, Ben Bella, Guevara (con relativo adattamento alla guerriglia). E questo nei casi migliori, perché il peggio furono gli scivoloni verso i governi borghesi come è accaduto per LSSP (trotskysti di Cylon che sostennero un governo di fronte popolare), con i trotskysti brasiliani che sostennero il governo borghese di Lula o gli italiani a sostegno del secondo governo Prodi. Questi cedimenti accelerarono il processo di sgretolamento della Quarta che l’hanno resa oggi una sorta di federazione di organizzazioni che saltuariamente si scambiano impressioni senza un funzionamento centralizzato. Il problema rimane quello di cercare di superare nei fatti, non sulla carta, il pablismo ancora vivo e vegeto.

Il pablismo prevede che le correnti marxiste rivoluzionarie debbano essere calamitate dalle forze riformiste e/o centriste per poterle fare evolvere in forze rivoluzionarie (esemplificativo fu l’articolo scritto nel 2002 dal Leader dell’attuale Sinistra Anticapitalista, Franco Turigliatto, che all’epoca era ancora nel PRC, e pubblicato su “Bandiera Rossa” col titolo «La svolta rivoluzionaria di Bertinotti»); il marxismo rivoluzionario teorizza esattamente l’opposto, e cioè che solo un partito rivoluzionario può fare evolvere e calamitare verso di sé e verso il socialismo forze centriste.

Se come marxisti rivoluzionari non rompiamo con questo schema, difficilmente potremo rappresentare la voce del mondo del lavoro; se ancora le forze dichiaratamente marxiste rivoluzionarie inseguono i Bertinotti o i Landini di turno, se ancora a livello locale, nazionale, i marxisti rivoluzionari rincorrono forze riformiste o si chiudono nel loro settarismo più viscerale, difficilmente la classe operaia potrà contare su una forza genuinamente rivoluzionaria.

Solo il rilancio di un programma rivoluzionario, può far uscire il trotskysmo dal suo ripiegamento politico e candidarsi ad essere la vera e sana alternativa per i lavoratori.

Note

[1] http://www.gerograssi.it/cms2/file/casomoro/B163/0958_002.pdf
[2] http://www.contretemps.eu/a-propos-de-sal-santen-1915-1998-trotskyste-juif-hollandais-anticolonialiste/
[3] https://britishpabloism.wordpress.com/2016/09/01/first-blog-post/
[4] Per Una storia della Quarta Internazionale. L. Maitan
[5] https://it.wikipedia.org/wiki/Strategie_adattative_(psicologia)

 

Bibliografia essenziale

IL CENTRISMO SUI GENERIS di Roberto Massari
LA LUNGA MARCIA DEL TROTSKYSMO di Dario Renzi
PER UNA STORIA DELLA QUARTA INTERNAZIONALE di Livio Maitan
CHI SONO QUESTI TROTSKYSTI ? di Daniel Bensaid
IL TROTSKYSMO di J.J Marie
APPUNTI PER UNA STORIA DELLA QUARTA di Pierre Frank
LA STRADA PERCORSA di Livio Maitan
HISTORY OF BRITSH TROTSKYSM di Ted Grant
BUROCRAZIA E RIVOLUZIONE di Pierre Navile
I PRIMI DIECI ANNI DEL PCUS di J. P. Cannon
LA RIVOLUZIONE PERDUTA di P. BROUE

 

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