Comunicati Marxismo

La svolta incomprensibile del PCL

“Il congresso dell’Opposizione Trotskista Internazionale (OTI), tenutosi a Rimini il 23-24-25 maggio, ha deciso a larghissima maggioranza il proprio scioglimento in funzione della confluenza nella Lega Internazionale Socialista (LIS)…” 1

Queste qui sopra sono le prime righe del testo che vidima l’ingresso dell’OTI (a guida PCL) nella LIS, l’organizzazione internazionale che ha come sezione madre L’MST in Argentina.

Ma perché il PCL ha deciso di abbandonare il metodo del “raggruppamento” – delle migliori forze trotskiste conseguenti – per quello che il compagno Marco Ferrando stesso definirebbe un “parcheggio” (l’ingresso nella LIS)?

Andiamo con ordine e cerchiamo di dare una risposta alla scelta politica, fatta dal PCL, che ci pare da un lato sbagliata e dall’altro contraddittoria.

La nostra organizzazione, il Movimento per la Lega Marxista Rivoluzionaria, è nata poco più di un anno fa proprio da una rottura come minoranza interna TCQI del PCL2. Nonostante la damnatio memoriae voluta dal ristrettissimo gruppo dirigente del PCL, ovvero la volontà di cancellare completamente la memoria politica (sia per minimizzare la rottura che per serrare i ranghi) circa la nostra storia esistenza – prima come minoranza e poi come organizzazione -, cercheremo di apportare una riflessione critica e costruttiva riguardo al percorso del PCL a livello internazionale fino al suo atto finale: l’ingresso nella LIS.

Siamo compagni che hanno vissuto intensamente il PCL, e alcuni di noi lo hanno fondato e hanno militato per decenni. Conosciamo bene il valore, soprattutto quello umano, della stragrande maggioranza del corpo militante di questa organizzazione a cui ci rapportiamo con assoluto rispetto. La critica tra le organizzazioni marxiste, che spesso viene sottovalutata, è a nostro avviso uno strumento utile se fatto con correttezza (ovviamente) e può rappresentare un elemento cruciale per il loro sviluppo e l’applicazione del marxismo stesso. Si tratta perciò di un processo riflessivo che permette alle organizzazioni trotskiste di analizzare sé stesse, con le proprie teorie e i propri limiti, e di adattarsi alle nuove realtà storiche e sociali. Per tale motivo – perché stupiti – avanziamo alcune critiche sull’ingresso dell’OTI (organizzazione internazionale del PCL) nella LIS.

Chiaramente ogni percorso, incluso quello del PCL, nasce da una storia, una storia politica che vede, nel caso del PCL, il CRQI (Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale) come la propria eredità, la sua base con le prime “titubanze” in materia internazionale. Ecco perché è importante partire dal CRQI per comprendere al meglio l’approdo del PCL alla LIS (Lega Internazionale Socialista).

Il CRQI

Fare un bilancio del CRQI è un po’ complesso. Molti sono stati gli errori e i cortocircuiti politici che hanno visto come protagonista la direzione del CRQI, una vera e propria esperienza travagliata segnata da evidenti limiti soggettivi delle tradizioni neo-lambertiste che l’hanno diretto. Ma la vita del CRQI ci insegna anche, e soprattutto, la precarietà della costituzione materiale (assenza di centralismo democratico) e politica del marxismo conseguente all’interno dei protagonisti principali, segnata sin dalla nascita da un’insufficienza di chiarificazioni politiche e da principi non esplicitati.

Nel 1997, Progetto Comunista, minoranza interna del PRC (padre del futuro PCL), lanciò (giustamente) il “Movimento per la Rifondazione della Quarta Internazionale” con l’intento di raggruppare le migliori avanguardie rivoluzionarie a livello internazionale, ma nel giro di qualche anno divenne, ahinoi, la tipica internazionale frazione che ruotava intorno ad Altamira e ai sui compagni. Il movimento fece comunque il passo della costruzione nel 2004, svolgendo una discussione congressuale che nei fatti si rivelò finta (senza possibilità di creazione di minoranze) perché il tutto si concluse lì. Per i restanti 13 anni il CRQI fu una sorta di politbjuro burocratizzato nelle mani di Altamira (PO). Nessuna discussione nella base, nessun congresso, nessun dibattito pubblico salvo alcune conferenze, come quelle promosse dal compagno Saavas (EEK) in Grecia e la conferenza sull’America Latina nel 2016, promossa dal PO e dal PT dell’Uruguay.

Il CRQI, quindi, nacque nel 2004 sulla scorta di una idea-forza che discendeva dal trotskismo conseguente (rifondare la Quarta internazionale), facendo implicitamente proprio il combinato disposto “trotskismo conseguente e anti-morenista”. L’anti-morenismo formale sarà, come vedremo, l’unica e vera discriminante per il PCL.

Così il CRQI, agli inizi del 2008 (dopo soli quattro anni dalla fondazione) assunse tutte le forme e i difetti proprio di quello che per loro era il “morenismo”: assenza di una strategia comune, cambiamento di posizioni per scopi opportunisti. Fu così che, di crisi in crisi, si giunse alla “Grande Crisi” del 2011 in cui Altamira, mai criticato pubblicamente, si rifiutò di stilare volantini con il PCL.

Una scelta, quella di cadere nelle braccia del PO, a dire il vero per niente felice. Ad essere onesti, non era scontata l’evoluzione del CRQI ad organizzazione bonapartista. Ma perché il PCL non aprì, sin da dalle prime avvisaglie, una battaglia pubblica contro il PO per la violazione del principio del centralismo democratico? Perché la direzione del PCL respinse con decisione le critiche portate avanti da una parte del PCL su una questione di principio come la democrazia? La risposta è banale quanto semplice. Come vedremo anche in seguito, per il PCL il centralismo democratico non è un metodo di valutazione (cosa che a noi pare assurda). Si può discutere, aprire relazioni e persino fondersi senza che sia stata vagliata la presenza del centralismo democratico (si può imporre in un secondo momento). Questa è la storia del PCL.

Quindi il PCL si è trovato immerso in un metodo politico, quello avanzato dal CRQI, fatto di innumerevoli conferenze e discussioni senza alcun tipo di asse programmatico, con la sola speranza che in un futuro prossimo (e senza aprire una lotta pubblica il CRQI) si potesse riportare alla ragione Altamira e con ciò ristabilire il corretto funzionamento di una sana organizzazione internazionale.

La completa assenza di democrazia interna, solo formalmente accettata (primo congresso 2004) in un sistema politico fatto di compagni di viaggio e di non chiara esplicitazione politica (come la conferenza di Atene del giugno del 2013), quindi in un sistema politico effimero, completamente avulso dal trotskismo, sedimentato solo nell’ego di Altamira e nelle derive catastrofiste di quasi tutto il gruppo dirigente lambert-helysta del CRQI, porterà all’implosione.

IL CRQI aveva l’obiettivo della “rifondazione immediata della Quarta Internazionale”. Anche se discussioni di apertura verso altre organizzazioni (come UIT, PTS, LIT ecc.) non se ne sono mai fatte, e non solo per colpa di Altamira.

Il primo e unico congresso del CRQI si svolse nel 2004 e per ben 13 anni non si fece altro in termini di democrazia e discussione. Il PCL, invece di dare battaglia interna e pubblica ha scelto di temporeggiare ed attendere possibili evoluzioni: una prassi consueta per il PCL. Fu così che il secondo congresso del CRQI rimase mera illusione.

Il gruppo dirigente del PCL scelse di attendere il possibile riavvicinamento con l’EEK (sezione Greca) e con il DIP (sezione Turca). Cosa che non avvenne, naturalmente. Fu lo stesso metodo che il gruppo dirigente del PCL ripropose dopo la rottura di Altamira con il PO. Questo metodo errato si è tradotto semplicemente in anni persi per la rifondazione della Quarta.

IL PCL, dopo la defenestrazione di Altamira, provò a riprendere dei contatti con il nuovo gruppo dirigente del PO, sostenendo che si era aperta una nuova pagina per il PO stesso.

Alle nostre critiche (come minoranza interna) “guardate compagni l’operazione non è dissimile con i dovuti termini di paragone all’operazione di Krusciov dopo il decesso di Stalin tutto è centrato sul cambio di guida ai vertici del Partito Obrero e non ad un cambio di linea internazionale”, la dirigenza del PCL ci rispose in modo liquidatorio (usiamo un eufemismo).

Se dovessimo definire il PO andrebbero benissimo le parole di Moreno:

«Affermo categoricamente che ogni partito nazionale che non stia in un’organizzazione internazionale bolscevica, con una direzione internazionale, commette un numero crescente di errori, di cui uno qualitativo: riducendo il trotskismo a livello nazionale, finisce inevitabilmente col rinnegare la Quarta Internazionale e col passare su posizioni opportuniste o settarie, per poi sparire. Se si è trotskisti o si vive in un’Internazionale o si sparisce…»

Gli errori di analisi e di metodo che persistono

In tutto questo, le responsabilità di Altamira sono enormi ma non possiamo negare che l’indecisione politica del gruppo dirigente del PCL, unita alla perenne speranza di poter recuperare chi è estraneo alla democrazia interna, abbiano inciso e non poco.

Il PCL avrebbe dovuto aprire una battaglia pubblica già nel 2008 anziché sperare in un’evoluzione del DIP (che poi ha abbraciato posizioni confuse ideologicamente). Errori su errori.

Oggi il PO non ha alcuna proiezione internazionale, non ha una posizione corretta su un tema essenziale come l’imperialismo cinese, russo e non dà nessuna garanzia sul centralismo democratico.

Il ristretto gruppo dirigente del PCL ha sempre legittimato, giustificato la propria linea politica affermando che “era il percorso giusto da fare allora…” Non siamo mai stati d’accordo su questa valutazione. Ci si dovrebbe interrogare su quella storia, analizzarla con senso critico e capire dove si è sbagliato, per poi porvi rimedio. In più, così en passant, il PCL aprì (siamo intorno al 2017) una breve interazione con la FT (PTS) – organizzazione internazionale che non fa congressi e non ha centralismo democratico – sul tema e l’analisi anticatastrofista tipica del PO, ma questo risultò essere una pretesto per Altamira per tagliare i ponti anche formalmente con il PCL. Va detto che il PCL aveva aperto tale canale su questo specifico punto, né più né meno.

Un percorso politico, quello del CRQI, che stentava a decollare, per colpa del freno metodologico sostenuto da Altamira, avallato dal resto della dirigenza del CRQI. Un dibattito compresso nelle stanze segrete del coordinamento (4 persone), ancora troppo lontano da quello che rappresenta una vera internazionale comunista. Una condanna senza appello, con in aggiunta la nostalgia di rifondare fuori tempo massimo un’internazionale senza principi democratici, senza analisi corrette e senza metodo comune. Insomma: un fallimento completo, cementato dai pregiudizi di discendenza.

Il percorso con AR (sezione francese della TIR)

Un altro capitolo importante nelle relazioni internazionali del PCL lo ha sicuramente la TIR.

La TIR è una corrente internazionale che vede come sua sezione più influente Anticapitalisme & Revolution, una tendenza di sinistra della vecchia NPA francese (prima della rottura), oggi parte integrante della NPA di sinistra. La maggioranza dei gruppi della TIR sono interni al SUQI (Segretariato Unificato Quarta internazionale). La relazione tra il PCL e AR nacque intorno al 2015, col PCL e il suo gruppo dirigente che vedevano nella componente di AR un buon interlocutore per il processo di raggruppamento internazionale.

All’epoca (come si può leggere sul sito del PCL), sin dalla prima conferenza internazionale indetta dal partito post-Altamira (CRQI), esprimemmo, sempre come TCQI, alcune perplessità rispetto ai compagni di AR:

1) Il centralismo democratico

2) La reale volontà di costruire e lavorare per la ricostruzione della Quarta Internazionale, e quindi la relativa scissione di AR dal SU mandelista.

3) Un bilancio sul pablismo e la Quarta.

Ebbene, di tutte queste osservazioni nessuna ha avuto seguito nel gruppo dirigente del PCL. Il centralismo democratico avrebbe implicato (se accettato da AR) non solo la cessione di un minimo di sovranità politica da parte di AR ma anche un passo avanti verso il processo fusionistico tra il PCL e la TIR. Non a caso, nel 2020 gli stessi compagni di AR comunicarono al PCL che “sarebbe stato opportuno ricercare un minimo di omogeneità politica prima del centralismo democratico”, e questo rappresentò uno dei motivi del congelamento dei rapporti tra le due organizzazioni.

L’uscita dal SUQI non era e non è stata all’ordine del giorno di AR: la rottura con il pablismo avrebbe significato un lavoro di subordinazione degli interessi della propria organizzazione agli interessi del proletariato internazionale. Il parcheggio nella Quarta mandelista rappresentava la propria proiezione internazionale e il mantenimento della gestione interna della corrente. AR è sempre apparsa indisponibile ad un progetto internazionale.

Il bilancio su Pablo, Mandel e Bensaid era, almeno allora, ambiguo al punto che alla loro scuola di partito ogni tanto venivano lanciati cori “Viva Mandel, viva Bensaid”.

Detto questo, i compagni validi di AR non hanno mai nascosto né i loro intenti e né la loro genesi, questo va detto con onestà intellettuale.

Ma il punto, la vera domanda da 100 milioni di dollari, è perché il PCL per 5 anni si è seduto con loro per tentare di convergere nel processo di raggruppamento internazionale per una nuova Quarta? Perché, come al solito, il gruppo dirigente del PCL non mise il centralismo democratico come prerequisito alla discussione per una convergenza politica?

Perché il PCL non ha chiesto un bilancio sul mandelismo revisionista? Bensaid massimo esponente e teorico del partito largo? Ma soprattutto perché chiede, unico caso, alle organizzazioni moreniste se hanno fatto un bilancio su Moreno prima di poter semplicemente discutere, mentre per tutte le altre “famiglie” del trotskismo ciò non viene chiesto? Non viene chiesto per Grant, Mandel ecc. Perché? Ci pare un approccio morenofobico.

Quando nelle organizzazioni viene a mancare la lucidità politica si determina un’impossibilità di sviluppare scelte politiche giustificabili, di attribuire senso al proprio percorso e indubbiamente il contesto politico avrà come oggetto un luogo di frustrazione.

Quindi, superata la frustrazione con AR, per il PCL si aprì una nuova fase.

La Lega per la Quinta Internazionale e il POR russo

Chiuso il capitolo AR, senza un minimo bilancio pubblico sulle proprie responsabilità da parte del gruppo dirigente del PCL, ecco che per la segreteria del PCL tutti quei fallimenti ed errori erano il frutto del destino cinico e baro. Si avviò un dialogo prevalentemente con due organizzazioni internazionali: la Lega per la Quinta Internazionale e il POR russo.

La scelta di questo nuovo investimento ci pareva e ci pare errato.

La Lega per la Quinta Internazionale nel 2022 nel suo testo “Declaration of the 2022 Congress of the League for the Fifth International” assumeva posizioni di adattamento ai movimenti no global .” 3

Ecco, a noi sembrava e sembra tuttora che il riferimento alla Quinta Internazionale non fosse solamente un riferimento cronologico ma anche il tentativo, almeno lo è stato, di voler superare il trotskismo, costruire una nuova internazionale con i movimenti No Global. Avevamo l’impressione che questo approccio dei compagni della Lega non fosse del tutto superato e che meritasse una valutazione più approfondita.

Per quanto riguarda il POR russo, come TCQI avevamo criticato il POR non solamente per la posizione sulla guerra in Ucraina, diversa da quella del PCL. Il POR aveva assunto una posizione, simile a quella del PTS, di disfattismo bilaterale (posizione che riteniamo legittima), ma il punto non era la posizione in sé, ma come ci era arrivata. Ci era arrivata subordinandosi alle pressioni dell’ambiente e ribaltando così il principio leninista dell’egemonia dell’avanguardia di classe, della funzione del partito e della lotta nei confronti dell’economicismo.

Insomma, noi capivamo le difficoltà, la situazione complicata dei russi ma questo non giustifica nulla. Infine il POR, the last but not least, ha dato il sostegno “critico” al nipote di Zuganov alla tornata elettorale di Mosca. Zuganov, nipote del noto segretario del partito comunista stalinista sciovinista, nonché stampella di Putin, non differisce di molto dallo zio in merito alle posizioni politiche. A nostro avviso era un errore. Oltre a ciò il POR ha inserito nelle liste del partito di Zuganov un proprio candidato. Insomma, un po’ di morenismo è male e tanto grantismo è bene. Siamo come a “Ok il prezzo è giusto” mentre la dirigenza del PCL urla “cento, cento!!!”

Capitolo finale: l’ingresso nella LIS

Per essere onesti, prima di trattare con il MST (LIS), il gruppo dirigente del PCL ha avuto anche una breve esperienza con il Nuovo MAS argentino. Ma il Nuovo MAS ha deciso di rompere le relazioni, e quindi si aperto il canale con il MST.

Come Movimento della Lega Marxista Rivoluzionaria non avremmo voluto aprire, anche se lo reputavamo utile, un dibattito con il PCL. Ma il compagno Grisolia, sempre con l’ausilio della damnatio memoriae, ci ha concesso la sua attenzione politica:

“Questa minoranza ha sostenuto che esisteva una soluzione, e che era l’UIT, ma la maggioranza di noi ha risposto di non essere d’accordo perché era un morenista settario. Potremmo avere delle divergenze sulla storia del morenismo, ma l’ISL non è un morenista settario. Sono assolutamente settari, una piccola organizzazione che non vuole realmente costruire un raggruppamento trotskista, ma piuttosto basarsi sulla propria tradizione morenista e sulle proprie politiche.” 4

Ora, prima di entrare nel merito di questa ultima scelta del PCL, e soprattutto nel metodo,

Il compagno Franco Grisolia ha espresso legittimante il suo giudizio su di noi e sul nostro percorso. Naturalmente non condividiamo la valutazione e la relativa definizione (confusa) di essere “settari”. La UIT non è una corrente settaria, non ha pregiudizi ideologici o politici di sorta. Per la cronaca, se non fosse per i “morenisti” il FIT argentino (unica esperienza vincente degli ultimi anni del trotskismo a livello mondiale) non ci si sarebbe mai stato, e dubitiamo che le oscillazioni elettorali del MST avrebbero avuto successo. Il compagno Grisolia definisce settari coloro che non condividono la sua politica. Una sorta di settarismo autocentrato ed ideologico, in questo caso, da parte del dirigente del PCL, che serve più coprire la natura opportunista della propria scelta.

Ma andiamo con ordine.

Durante una delle ultime conferenze internazionali promesse dal PCL/OTI, vennero pubblicate sulla rivista di partito (Marxismo Rivoluzionario) le valutazioni politiche della direzione del PCL. Su quelle pagine pubbliche, leggemmo giudizi netti, crudi e durissimi su MST e LIS, definiti come “un’organizzazione revisionista con politiche centiste” (riguardo la LIS) e “…il carattere revisionista e centrista del MST”.

Tutto questo, per dare un senso cronologico, avveniva nel settembre 2023.

Dunque il PCL, a settembre del 2023, definiva l’MST come una forza revisionista e centrista. Quindi, com’è possibile che in pochi mesi (inizio del 2024), per la direzione del PCL, l’MST diviene la migliore organizzazione rivoluzionaria? Com’è possibile fare una svolta di tale portata, di 180 gradi, in così poco tempo? L’MST, per la direzione del PCL, pare essere il gatto di Schrödinger della politica: è sia un’organizzazione rivoluzionaria che un’organizzazione revisionista.

La domanda merita attenzione e riflessione; cosa che invece merita meno attenzione è la sua soluzione, in quanto è molto semplice. IL PCL ha cambiato il giudizio sul MST non tanto per un errore sulla valutazione della traiettoria politica del partito, ma semplicemente perché aveva scoperto che l’MST aveva rotto formalmente con la figura di Moreno. Questo, come già scritto, rappresenta la condizione essenziale per il PCL, forse l’unica, per rilasciare un attestato di stima. Quindi tutta la politica ambigua sul fronte elettorale del MST (in una prima fase fuori dal FIT) o il suo l’adattamento allo chavismo non valgono nulla: basta rimuovere la figura di Moreno e con esso si rimuovono anche gli aspetti negativi.

Badate bene: l’adattamento al chavismo non è un semplice errore di valutazione di un movimento di massa, cioè un errore tattico, ma è la rimozione opportunista delle fondamenta del marxismo rivoluzionario, la via per il riformismo e la destrutturazione del trotskismo in senso stretto.

Ma come è possibile che IL PCL abbia votato un documento molto netto sulla LIS e l’MST, e poco dopo abbia cambiato idea? Com’è possibile rimuovere la forma (morenismo) e far mutare la sostanza (chavismo, ambiguità elettorale, problemi di costruzioni internazionale)? A noi questo passaggio pare tanto veloce quanto incomprensibile. Sembra di assistere ad una puntata del gioco delle coppie a conduzione Marco Predolin.

Il paradosso di tutta questa valutazione, della discriminante posta dal PCL sulla figura di Moreno (su cui si deve discutere), rappresenta non solo un freno per il processo di raggruppamento delle migliori forze rivoluzionarie ma è al tempo stesso un metodo anti-leninista.

Discussioni infinite, libri e convegni hanno cercato di dare una definizione positiva del trotskismo ma, al tempo stesso, nel nostro movimento esistono ancora personalità che con costanza e a casaccio arretrano e si avvitano su pregiudizi.

Chiaramente sappiamo bene che la stragrande maggioranza del PCL vive il partito con la speranza di cambiare questa società, ma al tempo stesso bisogna ribadire che le svolte opportuniste non portano lontano. Un partito è sano se la discussione è viva e lontana da quella rappresentazione autoritaria, da komiticechi. 5

Infine, è poco più di una battuta, per anni il gruppo dirigente ci ha criticato come minoranza in fase congressuale perché volevamo rimuovere la falce e il martello, oltre alle parole “partito” e “comunista”. Ci accusavano di revisione… ed ora sono entrati, senza falce e martello, nella LEGA SOCIALISTA INTERNAZIONALE. Ottimo!

Vogliamo comunque credere che, una volta rimosso questo metodo del “pregiudizio formale”, il progetto del raggruppamento possa essere realmente condiviso dalla migliori forze rivoluzionarie.

M. Lega Marxista Rivoluzionaria

 

Note

  1. https://www.pclavoratori.it/files/index.php?obj=NEWS&oid=7913 ↩︎
  2. https://rivoluzionepermanente.org/fondazione-movimento-lmr/ ↩︎
  3. https://fifthinternational.org/declaration-2022-congress-league-fifth-international/ ↩︎
  4. https://lis-isl.org/es/2025/01/franco-grisolia-este-es-el-proyecto-mas-serio-de-reagrupamiento-internacional/ ↩︎
  5. Aldo Bronzo, La Burocrazia in Unione Sovietica (pag. 17) ↩︎

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